Dove è stato già sperimentato il reddito di base

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Di reddito di base si parla da decenni, e in tutto il mondo. In Sud America come nell’America del Nord, in Asia come in Europa o in Africa. Ovunque troviamo interessanti esperienze.

L’esperienza in Namibia

La prima esperienza di reddito di base in Africa è quella che ha avuto luogo in Namibia, nel villaggio di Otjiveero, a 100 km dalla capitale Windhoek, negli anni 2008 e 2009. Qui:

mille persone, che avevano risieduto in quel territorio nell’ultimo anno, hanno ricevuto per un anno un reddito incondizionato di 100 dollari nambiani (pari a circa il 2% del reddito pro capite al momento, circa 10 euro). Gli unici che non l’hanno ricevuto sono stati i più anziani di 60 anni che già ricevevano una pensione pubblica. Si tratta di un progetto ideato e realizzato da un comitato istituito nel 2004; organizzato dalla Chiesa evangelica luterana della Repubblica di Namibia (ELCRN) e il suo ufficio per lo sviluppo sociale a nome di un’alleanza di chiese, sindacati e organizzazioni della società civile che hanno organizzato una grande coalizione [1].

I promotori, che ambivano a convincere il Governo dei vantaggi del reddito di base, avrebbero sostenuto come i risultati rilevati fossero stati molto positivi in termini di:

riduzione della povertà, miglioramento dell’attività economica, attivazione del mercato del lavoro (avere un reddito permette alle persone di spostarsi per cercare lavoro o per correre il rischio di perdere il lavoro), la salute pubblica, la malnutrizione infantile o la scolarizzazione (TENA, 2017:3).

Tuttavia, esistono delle critiche da parte d’alcuni ricercatori, rispetto a questi risultati: per le modalità di svolgimento dell’esperimento, per l’assenza di determinati dati e per la mancanza di una variabile di controllo che avrebbe potuto permettere di analizzare quello che era successo in altre città nello stesso periodo.

L’esperienza in India

Un esperimento con una progettazione molto più attenta, con i fondi e la supervisione dell’UNICEF, si è svolto in India, nello stato del Madhya Pradesh, fra giugno 2011 e novembre 2012. In particolare:

in otto villaggi del Madhya Pradesh, ogni uomo, donna e bambino ha ricevuto un pagamento mensile, inizialmente di 200 rupie per ogni adulto e 100 rupie per ogni bambino pagate alla madre o al tutore; queste sono state poi portate rispettivamente a 300 e 150 rupie [2].

Duecento rupie rappresentano circa il 4% del reddito pro capite dell’India. Inoltre, altri villaggi sono stati scelti per servire come gruppi di controllo. In questo modo, è stato possibile osservare in maniera molto rigorosa gli effetti in un’intera comunità di un reddito di base, minimizzando gli errori di campionamento.

Particolarmente degni di nota i risultati:

le sovvenzioni al reddito di base hanno portato a piccoli investimenti su piccola scala – più e migliori sementi, macchine da cucire, creazione di piccoli negozi, riparazioni di attrezzature, e così via. Ciò è stato associato ad una maggiore produzione, e quindi a redditi più elevati. L’effetto positivo sulla produzione e sulla crescita significa che l’elasticità dell’offerta compenserebbe la pressione inflazionistica dovuta all’aumento della domanda di alimenti e beni di prima necessità. È stato incoraggiante constatare che la rinascita di ceppi locali di grano […] contrariamente a quanto creduto dagli scettici, le sovvenzioni hanno portato a più lavoro. C’è stato uno spostamento dal lavoro salariato occasionale verso un maggior numero di attività agricole e commerciali per conto proprio (lavoratori autonomi), con un’emigrazione meno angosciante. Le donne hanno guadagnato più degli uomini  (STANDING, 2013:25-26).

Inoltre, si riferisce una diminuzione anche di quello che viene chiamato bonded labour (naukar, gwala), vale a dire il lavoro forzato eseguito per rimborsare un debito contratto. Infatti:

quelli con reddito di base avevano maggiori probabilità di ridurre il debito e meno probabilità di indebitarsi maggiormente. Uno dei motivi era che avevano meno bisogno di prendere in prestito per scopi a breve termine, a tassi d’interesse esorbitanti del 5% al mese (STANDING, 2013:26).

L’esperienza in Kenya

Un altra caso interessante, solitamente citato nelle analisi per la sua metodologia molto rigorosa, è l’esperimento svoltosi in Kenya (in Rarieda, tra il 2011 e il 2013).

«In questo caso, l’aiuto era di 1.000 dollari all’anno, diviso in importi mensili», precisa Alberto Tena (vedi nota 25). L’esperimento presenta diverse interessanti particolarità. Il programma è finanziato da Give Directly [3], una ONG americana co-fondata e presieduta da Michael Faye, a sua volta fondatore e CEO di Segovia, e sostenuta, tra gli altri, anche da Google inc. La finalità di questa ONG è di raccogliere denaro da destinare ai paesi emergenti al fine di ridurre la povertà. Una particolarità del finanziamento è rappresentata dal trasferimento di denaro tramite un portafoglio elettronico presente in un’applicazione per telefoni cellulari. Ai beneficiari del “reddito di base” è stata fornita una Safaricom SIM card e chiesto di registrarsi al servizio mobile money M-Pesa [4].

Alberto Tena riporta che il reddito di base non è stato concesso a tutta la comunità ma «solo a persone che hanno soddisfatto una serie di criteri di mancanza di mezzi». Non si può parlare, quindi, di un autentico reddito di base. Tuttavia, può essere evidenziata la libertà di spesa concessa agli individui che l’hanno ricevuto.

La Give Directly ha successivamente condotto uno studio [5] sull’esito di questo esperimento. Il ricco documento così riporta:

troviamo che le famiglie in trattamento hanno aumentato sia i consumi che i risparmi (sotto forma di acquisti di beni durevoli e di investimenti nelle loro attività di lavoro autonomo). In particolare, osserviamo aumenti della spesa alimentare e della sicurezza alimentare, ma non della spesa per beni voluttuari [alcool e tabacco, NdA]. Le famiglie investono in bestiame e beni durevoli (in particolare i tetti metallici), e dimostriamo che questi investimenti portano ad un aumento delle entrate derivanti dalle attività agricole e commerciali, anche se non troviamo alcun effetto significativo sui profitti in questo breve periodo di tempo. Non osserviamo inoltre alcuna evidenza di conflitto derivante dai trasferimenti; al contrario, segnaliamo un forte aumento del benessere psicologico e un aumento della responsabilizzazione femminile con un forte effetto di ricaduta sulle famiglie non destinatarie nei villaggi di cura (HAUSHOFER – SHAPIRO, 2016:36).

La relazione, rimandando a ulteriori esperimenti per studiare l’impatto del reddito di base su inflazione e salari, conclude sostenendo:

l’iniziativa del presente studio è solo un piccolo passo avanti che si aggiunge al crescente corpus di prove che dimostrano che gli UCT [i trasferimenti di denaro, NdA] hanno un impatto positivo sul benessere, con scarse prove di effetti negativi quali aumento di conflitti o acquisti di beni voluttuari (HAUSHOFER – SHAPIRO, 2016:37).

L’esperienza in Canada

Esistono altre sperimentazioni più indietro nel tempo che possono sempre considerarsi una forma di reddito di base.

Nel corso degli anni ’70, sono stati condotti una serie di esperimenti di imposte negative sul reddito negli Stati Uniti e in Canada.

Quest’ultimo studio fu svolto nelle città di Winnipeg e Dauphin Manitoba, nel Nord del Paese, tra il 1974 e il 1979. In particolare, qui, «è stato effettuato un esperimento basato su un’imposta sul reddito familiare negativa basata sulla volontà di garantire che le famiglie superassero il 60% della soglia di povertà del paese», precisa Alberto Tena nella sua relazione.

Esiste naturalmente uno studio che espone maggiori dettagli:

una famiglia senza reddito da altre fonti, riceveva il 60% del livello soglia di povertà stabilito, che variava in base alle dimensioni della famiglia. Per ogni dollaro guadagnato da altre fonti si riducevano i benefici di 50 centesimi.  Il MINCOME [nome della prestazione, NdA] offriva stabilità e prevedibilità; le famiglie sapevano di poter contare almeno su qualche sostegno, indipendentemente da ciò che accadesse ai prezzi agricoli o al clima. Sapevano che malattie improvvise, disabilità o eventi economici imprevedibili non sarebbero stati finanziariamente devastanti (FORGET, 2011:289) [6].

La dottoressa Forget, nel proprio studio, esaminando i dati dell’assicurazione sanitaria, ha potuto oggi ricostruire come «i ricoveri complessivi, e in particolare i ricoveri per incidenti e lesioni e diagnosi di salute mentale, sono diminuiti per i soggetti MINCOME». Quindi conclude:

come minimo, la suggestiva conclusione che i tassi di ospedalizzazione tra i soggetti di Dauphin sono diminuiti dell’8,5% rispetto al gruppo di confronto, andrebbe meglio esaminata in un’epoca caratterizzata dalla preoccupazione per il crescente peso dei costi sanitari. Nel 1978, il Canada ha speso 7,5 miliardi di dollari per i costi ospedalieri; nel 2010 si stima che abbia speso 55 miliardi di dollari. L’8,5%. ammonta a più di 4,6 miliardi di dollari. Pur riconoscendo che bisogna fare attenzione a generalizzare i potenziali risparmi del sistema sanitario, soprattutto perché oggi usiamo gli ospedali in modo diverso rispetto al 1978, il risparmio potenziale di costi ospedalieri associato a un GAI sembra degno di considerazione (FORGET, 2011:300).

[bctt tweet=”il risparmio potenziale di costi ospedalieri associato a un Reddito di Base sembra degno di considerazione.” username=”@fronteampio.it”]

L’esperienza in Alaska

Dal 1982 è attivo in Alaska il Permanent Fund Dividend (PFD), l’unica vera esperienza, nella pratica, di reddito di base effettuata in un territorio, in maniera permanente, anche se non come diritto soggettivo del cittadino. Da quel momento in poi, ogni anno, una parte del reddito generato dal petrolio estratto in quell’area è versato a questo fondo. Le uniche condizioni per poter beneficiare di questo dividendo sono quelle di possedere cittadinanza, residenza e compilare un modulo.

«Oggi circa un miliardo di dollari sono distribuiti annualmente a 600.000 cittadini, che rappresentano direttamente circa il 6% del reddito familiare totale» precisa il prof. Scott Goldsmith [7] in un suo studio.

Tuttavia, anche quest’esperienza presenta dei limiti. L’importo di questo reddito è legato alle fluttuazioni del prezzo del petrolio. Quest’elemento fa sì che non sia del tutto efficace come strumento di lotta alla povertà. La progettazione, poi, di un reddito di base sotto forma di bonus annuale rappresenta altri problemi, il principale dei quali è che tali redditi siano considerati come un dono e non come un diritto di cittadinanza.

Le esperienze nei Paesi Bassi e in Finlandia

Esistono, infine, due recentissimi esperimenti in Europa, a Utrecht nei Paesi Bassi e in Finlandia. La loro vicinanza li ha sottoposti ad una certa attenzione mediatica:

l’esperimento di Utrecht non è un esperimento con un reddito di base che qui chiameremmo “autentico”. A causa delle limitazioni che il governo ha messo in atto, il reddito è stato concesso a coloro che già ricevono una qualche forma di trasferimento sociale [8]. Anche nel caso della Finlandia i beneficiari sono persone già disoccupate ed è un esperimento specifico per osservare gli effetti sulle persone disoccupate che ricevono sussidi e cercano lavoro. Il governo vuole sapere quante persone rinunciano a cercare lavoro ricevendo un reddito incondizionato (TENA, 2017:2).

La sperimentazione in Finlandia è tutt’ora in corso: i risultati saranno pubblicati solo nel 2019. Si legge sul sito della Kela, la società del servizio previdenziale finnico: «il progetto è stato avviato con uno studio iniziale incentrato sull’attuazione di un reddito di base universale, che si concluderà nel 2016. L’esperimento vero e proprio si svolgerà in Finlandia nel 2017-2018, con una valutazione dei risultati nel 2019» [9].

L’articolo prosegue sottolineando:

il gruppo di lavoro ritiene che il consolidamento dell’attuale sistema di sicurezza economica con un reddito di base parziale produrrebbe risultati preziosi. Poiché un reddito di base universale e un’imposta sul reddito negativa sono, dal punto di vista dell’individuo, funzionalmente equivalenti, provare un reddito di base parziale genererebbe informazioni utili anche sull’imposta sul reddito negativa (KELA.FI, 2016).

Nella volontà del governo di destra che guida al momento il paese scandinavo, tuttavia, il «reddito di base incondizionato sostituirebbe gran parte dell’attuale sistema di previdenza sociale, in cui l’ammissibilità alle prestazioni è legata a specifiche contingenze».

Note

[1] TENA Alberto, politologo e consulente di Podemos alla Camera dei Deputati spagnola (2017 o.l.), La Renta Básica experimental. Casos y modelos, pagg. 2-5,  in Sinpermiso.

[2] STANDING Guy, School of Oriental and African Studies, UK (2013, o.l.), India’s Experiment in Basic Income Grants, su Global Dialogue numero novembre 2013, vol. 3, n. 5, pag. 24-26.

[3] GIVEDIRECTLY.ORG.

[4] SAFARICOM.CO.KE, il servizio di trasferimento denaro denominato M-Pesa è nato in Kenya sulla rete mobile di Safaricom, una società affiliata di Vodafone, si è poi diffuso in altri stati africani, asiatici ed europei.

[5] HAUSHOFER Johannes – SHAPIRO Jeremy (2016. o.l.), The short-term impact of underconticional cash transfers to the poor: experimental evidence from Kenya, pagg. 36-37, su Princeton.Edu del 25 aprile 2016.

[6] FORGET L. Evelin, Università Manitoba of Winnipeg (2011, o.l.), The Town with No Poverty: The Health Effects of a Canadian  Guaranteed Annual Income Field Experiment in Canadian Public Policy del mese di settembre, (Vol. 37, No. 3, pp. 283-305).

[7] GOLDSMITH Scott (2002, o.l.), professor of Economics, Institute of Social and Economic Research, University of Alaska Anchorage, The Alaska Permanent Fund Dividend: An Experiment in Wealth Distribution, pag. 5, relazione presentata  al 9° congresso del BIEN nel settembre 2002.

[8] GROOT Loek (2016, o.l.), professore dell’Università di Utrecht,  Experimenting with Basic Income in the Netherlands: General Considerations, sul canale Youtube KevaKanava.

[9] KELA.FI (2016 o.l.), From idea to experiment – Preliminary report on a universal basic income completed, articolo del 30 marzo.

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